BPA free: tutto quello che c’è da sapere su questa dicitura
👉 Hai letto anche tu la dicitura BPA free su contenitori, lattine e recipienti ma non hai ancora ben capito cosa voglia significare o indicare? Continua a leggere l’articolo per saperne di più!
BPA, cos’è e dove si trova: tutto quello che c’è da sapere e perché oggi si parla di recipienti e contenitori BPA free
Il Bisfenolo A, conosciuto tramite la sigla BPA, è una sostanza chimica, prodotta sin dagli anni ’60 e molto usata in tutti i Paesi industrializzati.
Il BPA si usa per la realizzazione della plastica in policarbonato: lo si può trovare quindi nei recipienti per gli alimenti, come nelle resine epossidiche che vanno a costituire il rivestimento protettivo all’interno delle lattine. Il BPA viene usato anche in ambito non alimentare, come per esempio per la produzione della carta termica degli scontrini. Usato per diversi decenni, questo materiale è stato largamente impiegato proprio per le sue proprietà di trasparenza e resistenza termica.
Degli studi abbastanza recenti avrebbero evidenziato i rischi che il suo utilizzo quotidiano potrebbe comportare per la salute umana: ecco perché vengono ormai venduti sempre più contenitori BPA free, come per esempio i recipienti per la conservazione degli alimenti o le borracce ecosostenibili.
Sempre con la stessa dicitura, quindi free BPA, si possono trovare pure delle resistenti borracce di plastica personalizzate, ideali per un regalo originale o come gadget aziendali da distribuire a clienti, sponsor o dipendenti.
La sintesi
La sintesi del Bisfenolo A si deve al chimico russo Alexander Pavlovich Dianin, durante i suoi studi sui derivati del fenolo. Il BPA si ottiene dalla reazione di condensazione tra acetone e due equivalenti di fenolo, con un acido forte che funge da catalizzatore e un co-catalizzatore. Il risultato di questa operazione chimica è rappresentato dal Bisfenolo A e dall’acqua.
Bisfenolo A e i rischi per la salute umana: cosa dicono gli studi?
Sono diversi gli studi compiuti sul Bisfenolo A e sui possibili rischi che il suo utilizzo potrebbe comportare. Stando a quanto riportato da ISS Salute, il portate realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità, il BPA può essere considerato un interferente endocrino: sarebbe, quindi, in grado di alterare l’equilibrio endocrino, specialmente nella fase embrionale e durante la prima infanzia.
Inoltre, il BPA sembrerebbe alterare anche lo sviluppo di vari sistemi, quali riproduttivo, nervoso e immunitario. Vari studi, sia sperimentali che epidemiologici, avrebbero confermato che tale sostanza avrebbe effetti estrogenici, vale a dire in grado di “mimare” l’azione degli estrogeni, gli ormoni femminili, che regolano diverse e numerose funzioni dell’organismo, oltre quella propriamente riproduttiva.
Nell’adulto la tossicità del BPA risulterebbe essere modesta: feti e neonati, invece, potrebbero essere più a rischio. Recentemente, la ricerca sperimentale avrebbe anche evidenziato l’aumento del rischio di obesità e di tumore mammario nella popolazione esposta al BPA.
I risultati evidenziati dai vari studi sono, a volte, contraddittori. Va sottolineato, comunque, che l’European Chemicals Agency, l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche, anche conosciuta con l’acronimo ECHA, ha riconosciuto la potenziale pericolosità del BPA. Per tale motivo, in molti Paesi questa sostanza è quasi del tutto bandita, rendendo sempre più reperibili oggetti e contenitori free BPA.
Come può il BPA essere pericoloso per la salute umana?
Una volta visto cosa comporterebbe per la salute umana, proviamo a capire come la popolazione, specialmente dei Paesi più industrializzati, potrebbe essere esposta a tutti i rischi legati al Bisfenolo A.
Come abbiamo già visto, fin dagli anni ’60, il BPA era una sostanza chimica largamente usata e commercializzata. Gli innumerevoli usi del BPA, sia in ambito alimentare che non, hanno portato la popolazione ad essere particolare esposta agli effetti nocivi propri di tale sostanza.
E’ stato appurato come il BPA, per esempio, possa passare, anche in piccole quantità, dai contenitori e dai recipienti ai cibi o alle bevande, specie se tali oggetti non si presentano perfettamente integri o sono impiegati nelle cotture ad alte temperature.
Proprio per questo motivo, come abbiamo già sottolineato, l’uso del BPA è stato nel corso degli anni fortemente limitato. Essendo stato riconosciuto come un interferente endocrino, il Bisfenolo A è oggetto di misure restrittive attuate dall’Unione Europea.
Dal 2009, per esempio, è stato inserito nell’elenco delle sostanze vietate per la produzione di cosmetici (Regolamento (CE) 1223/2009); inoltre, dal 2011 è stato vietato anche per la fabbricazione di biberon in policarbonato per neonati (Regolamento (UE) 321/2011).
Etichetta BPA free, ecco come si cerca di limitare l’uso del Bisfenolo A
Vista la sua potenziale pericolosità, ora in commercio è possibile reperire contenitori e recipienti che riportano la dicitura di BPA free, che va a certificare la loro produzione senza l’utilizzo di Bisfenolo A.
Sul mercato si possono quindi trovare contenitori, recipienti, piatti e bicchieri anche in plastica BPA free.
Cerchiamo, però, di limitare in generale l’uso e il consumo di oggetti in plastica, specie se usa e getta, tentando di sostenere uno stile di vita sempre più sostenibile e amico del pianeta!