Chi ha inventato l’ombrello?
Gli ombrelli fanno parte di quegli strumenti che accompagnano la storia dell’uomo praticamente da sempre ma che ancora oggi vengono usati in ogni parte del mondo. Forse anche per questo gli ombrelli personalizzati sono tra i gadget che più spesso le aziende regalano ai propri clienti. Ecco le lunghe tappe che ripercorrono la storia dell’ombrello.
Per il sole e non per la pioggia
Ma chi ha inventato l’ombrello? In realtà la prima domanda non dovrebbe essere questa, ma a cosa servivano i primi ombrelli. La parola italiana che li indica ci spiega che i primi ombrelli non servivano a proteggere dalla pioggia ma dal sole, come avviene ancora oggi con gli ombrelloni da spiaggia. In particolare erano usati dalle donne, perché cercavano di mantenere una pelle chiara, all’epoca molto apprezzata.
La storia dell’ombrello
Tracce di storia dell’ombrello, o comunque di strumenti che in qualche modo li ricordano, già nella Mesopotamia dell’anno 1000 avanti Cristo. Ci sono testimonianze di ombrelli parasole nella Cina del XII secolo a.C., nell’Antico Egitto o nella Roma Imperiale.
Simbolo di potere
I popoli antichi usavano l’ombrello più come vezzo che per reale necessità, in altri casi era invece un simbolo di potere. Nelle raffigurazioni antiche troviamo spesso servitori che sorreggono degli ombrelli con cui riparano dal sole i loro capi.
- In India l’importanza di una persona si misurava anche da quanto ombrelli aveva, il re ne possedeva 13 uno indicava il sole e gli altri i dodici segni zodiacali.
- Gli ombrelli sono stati un simbolo di potere anche nella Chiesa, dove lo hanno usati Papi e Cardinali.
- Per i buddisti l’ombrello era un simbolo del Budda, ancora oggi spesso le cupole di loro monumenti sono sormontate da ombrelli.
- In Tibet gli ombrelli bianchi o gialli erano considerati simboli di grandezza spirituale, mentre gli ombrelli di piume di pavone più adatti al potere temporale. Il Dalai Lama e il Panchen Lama, che possedevano entrambi i poteri, apparivano spesso con i due tipi di ombrelli.
La protezione dalla pioggia
Nelle civiltà più antiche nei giorni di pioggia le persone restavano in casa, in Estremo Oriente le precipitazioni erano così frequenti che i cinesi iniziarono ad usare gli ombrelli per proteggersi dall’acqua. Per renderli impermeabili coprivano la parte superiore con una carta oleata e uno strato di cera.
Gli ombrelli nell’età moderna
La storia dell’ombrello nei paesi occidentali inizia a diffondersi nel XVI secolo. La regina Maria Antonietta ne aveva uno che era fatto di osso di balena e pesava un chilo e mezzo. Negli anni di Luigi XIV, molte strade di Parigi erano dotate di portaombrelli. Nel 1715 proprio nella capitale francese venne realizzato il primo ombrello pieghevole.
In Gran Bretagna gli ombrelli venivano chiamati Hanway in onore di Jonas Hanway, un viaggiatore e scrittore che fu tra i primi ad usare l’ombrello per proteggersi dalla pioggia.
Nell’Ottocento gli ombrelli erano abbastanza diffusi in tutta Europa, ma la svolta arrivò nel quando l’inglese Samuel Fox realizzò un ombrello con una struttura in metallo, in seguito l’invenzione fu perfezionata dal tedesco Hans Haupt che fece in modo che potesse essere piegato e trasportato più facilmente.
La storia dell’ombrello al giorno d’oggi
Il brevetto dell’ombrello automatico pieghevole, quello che usiamo tutti oggi, risale al 1969 ed appartiene all’americano Brad Philips. Gli ombrelli attuali sono realizzati in nylon impermeabile. Il telaio, la maniglia e le parti della maniglia in alluminio sono rivestiti in teflon o fibra di vetro e questo li rende resistenti ma anche molto leggeri.
Il Museo e la storia dell’ombrello
Per la storia dell’ombrello, a Gignese, nei pressi di Verbania sul Lago Maggiore, è possibile visitare il Museo dell’ombrello e del parasole. Al suo interno ci sono oltre 1500 pezzi che vanno dall’800 ai tempo moderni. Molto particolare è la storia degli ombrellai del Vergante e del Mottarone, una corporazione di artigiani itineranti dell’Ottocento, così attenta a non diffondere i segreti del mestiere da inventare un vero e proprio gergo, impossibile da capire per chi non fosse del loro gruppo.